Alcune espressioni dialettali
Molte
forme dialettali sono ormai scomparse e le ho potuto recuperare solo ascoltando
gli anziani emigranti che le hanno ancora conservate. È stata una ricerca di termini
molto limitata, ordinati a caso, man mano che ascoltavo o ricordavo le varie
espressioni. [1]
Nel
raffigurare i suoni del dialetto sammennese sono dovuto ricorrere al cosiddetto
metodo “impressionistico”. In altre
parole ho cercato di trascrivere un suono come lo percepivo durante la sua
emissione, per cui talvolta la trascrizione di una stessa parola può risultare
diversa. La scrittura è sicuramente deficitaria e soggettiva: sono certo di non
essere sempre riuscito a trascrivere i suoni in una fonetica corretta. Molti
termini possono essere ascoltati nelle interviste riportate nel CD allegato.
la
cunserva estratto di pomodoro che si otteneva mettendo il passato di pomodoro ad
essiccare al sole in capaci “spase”
lu
stiavucchl’ il fazzoletto che si avvolgeva attorno al contenitore di alluminio (caccavella)
in cui si metteva il cibo da mantenere caldo per portarlo in campagna (Video 1
Angelamaria Castucci v. Iannone))
fritt’l residuo di grasso di maiale da cui si era ricavato la “‘nzogna “
quart’legrhà
recipiente
in legno che serviva a portare il pranzo in campagna e che veniva portato sul
capo dalle donne
lu
striugrh’ un locale anche più piccolo “de lu rugrh’” che era il locale in cui si
rinchiudevano le galline
la
sparegrha un tovagliolo arrotolato che le donne mettevano in testa quando
dovevano reggere un peso: una sorta di cuscinetto ottenuto avvolgendo un panno
vecchio e che serviva ad ammortizzare i pesi che le donne portavano sul capo
(‘lu varril’, ‘lu canistr’; ecc.)
lu
canistr’ cesta in vimini utilizzata, tra l'altro, per portare il pranzo in
campagna o, in occasione di lutto, ai parenti del defunto. (Tradizione che da
questa prende il nome: ‘lu canistr'); per avvenimenti più gioiosi era
utilizzata per trasportare il corredo della futura sposa dalla casa materna
alla propria
lu
mezzett’ unità di misura e strumento per la pesa del
grano, corrispondente a circa 22 kg
la
spasa grosso piatto dal quale mangiavano più persone contemporaneamente.
Quando si mangiava polenta c’era la corsa a chi arrivava prima al salame posto
al centro
fiaschiegrh’
(a
Castelnuovo chiamato ‘lu cicen'): contenitore in terracotta utilizzato
esclusivamente per l'acqua, se di legno, veniva utilizzato per bere il vino
la
stateia una sorta di bilancia in ferro che serviva a pesare il grano, e non
solo, sull'aia, dopo la trebbiatura
lu vattatur’ attrezzo
costituito da due pezzi di legno tenuti insieme da un laccio di cuoio,
utilizzato per battere le spighe di grano
r
cannegrh' sorta di guanto ricavato dalle canne verdi, che serviva per proteggere
la mano sinistra con la quale si teneva “lu ierm't”
r
manuegrh’ fascia di cuoio per proteggere l'avambraccio dalla falce quando si
mieteva
lu
iermet’ piccolo fascio di spighe corrispondente alla quantità massima che il
braccio del mietitore poteva contenere
la
gregna fascio di grano corrispondente a circa 10 iermet’, che veniva
trasportato fino all'aia e ammucchiato per formare ‘lu pignon'
l’ausiegrh’
formato da 10 gregn’
lu
vurrgrhon’ formato da 40 gregn’
lu
pignon' struttura composta da 500/600 gregn’ con la tipica forma a tetto sia
per esigenza di stabilità che per far scorrere l'acqua di eventuali piogge
la
p’satura battere il grano nell’aia
la
fauc’ falce per mietere
lu
pusatur’ sorta di mortaio in legno o in pietra lavorata
lu
c'rnicchi’ attrezzo in legno e ferro utilizzato per cernere il grano
la seta attrezzo
in legno e ferro utilizzato per cernere la farina
l’airal’ lu
c’rncchi’ più grande per separare le granaglie
lu
callarul’ pentola in rame che, appesa ad una catena sul fuoco, serviva per
cucinare
lu
varril' recipiente in legno che
serviva ad attingere e trasportare acqua dalla fontana
la naca
culla in legno di dimensione e forma adatta ad essere portata sul capo
dalle donne anche quando andavano a lavorare nei campi (una bella descrizione nel Video 38)
la
guantiera vassoio che di solito si utilizzava durante i matrimoni per offrire i
biscotti o per servire un caffè o un liquore all’ospite
lu
panuozz’ detto anche “lu scanathiegrh’” o “pane r
grantini’ “
munn’là quando
si puliva la base del forno con un’asta alla cui cima si legavano le felci
s’appurava quando
prenotavi qualcosa (una giornata di lavoro o il giorno in cui si voleva fare il
pane)
lu
fucarazz’ fuoco, durante la festa, tanto forte da tardare il passaggio della
banda musicale
a
cummannà quando la responsabile del forno veniva a dirti di preparare l’impasto
del pane
scann'tiegrh’ sgabello usato per lo più quando si
stava davanti al camino
r scarfogli’ le
foglie secche delle pannocchie di granturco che si usavano per riempire
materassi e/o cuscini al posto della lana
la
fusina recipiente in argilla per la conservazione di prodotti sott'aceto,
sott'olio, sotto sugna
la
pignata contenitore in argilla
adatto alla cottura dei fagioli vicino al fuoco
pignatiegrh’ pentolino
in argilla o di metallo
maciniegrh’
macinino
da caffè o da pepe
lu
tien' vacil’ supporto in metallo per il bacile e la brocca
lu
vacil’ recipiente (bacile) che conteneva l’acqua per lavarsi
micciariegrh’
i
fiammiferi
la
vocch’la la gallina che covava i pulcini
lu
porta lum’ porta lume ad olio.
fierr'
da stir' ferro da stiro a carbone
sauzicch’
salsiccia
supr’ssat’ sopressa
la
‘nzogna grasso di maiale usato per friggere
l’erm’c tegola del tetto
lu
criatur’ bambino/bambina
lu
train’ un carro trainato da cavalli
auann’ quest’anno
la
‘uagliotta la ragazza
lu
‘uaglion’ il ragazzo
li capigrh’ i capelli
la
leuna la legna
lu
scarpar’ il ciabattino
lu
journ’ il giorno
r l’nzol’ le lenzuola
lu
cacciafum’ il camino
la gagrhina
la gallina
li p’
till’ i pulcini
nu
cauc’‘ngul’ un calcio nel culo
lu
p’trusin’ il prezzemolo
la
m’gliera la moglie
la
jotta acqua in cui si erano cucinati i maccheroni
lu
tian’ una padella
‘mmutat’ vestito a nuovo, elegante
nu vrazz’ un braccio
scuragh’ si fece scuro
lu
vient’ il vento
lu
liett’ il letto
l’auciegrh’ l’uccello
la
preta la pietra
lu
t’zzon’ il tizzone
na
bucija una bugia
nu
palomm’ un colombo
lu
Paganes’ uno di Pescopagano
nu
viecch’ un vecchio
lu
maccatur’ il copricapo, foulard
lu
preut il prete
lu
l’nzul’ il lenzuolo
lu
pagliar’ il pagliao
lu
jir’tal’ il ditale
r nuzz’l’ i noccioli
lu curtiegrh’ il coltello
‘mbiett’ nel petto
na
c’rasa una ciliegia
la
‘nzalat’ l’insalata
nu
muzz’ch’ un morso
ciamuorr’ forte raffreddore
na ‘mmasciata
una ambasciata ( dichiarazione d’amore)
lu
sunett’ armonica a bocca
vai
for’ vai in campagna
lu
ricanett’ l’organetto
r
criatur’ le creature
t’adduorm’ ti addormenti
lu
calamaj il calamaio
r’uogli’ l’olio
‘nfrac’tat’ fradicio
l’acc’ il sedano
la
fucagna il focolare
li
fasul’ i fagioli
la
callar’ la caldaia
lu jac’
niegrh’ piccolo strumento per friggere
fuscegrha contenitore per il formaggio fresco
r
pignate le pignate
li
pignatiegrh’ piccole pignate
la
pett’nessa un pettine largo
lu
pett’niss’ il pettine stretto usato per liberarsi dai pidocchi
r
c’ntregrhe i chiodi alle scarpe
re curriol
e li lacc’ stringhe per le scarpe
ru siv’ grasso
di animale che si usava anche per
ammorbidire il cuoio delle scarpe
lu
s’sim’r’ una spezia particolare, tipo menta, che cresce nei posti molto umidi
la
fazzatora la madia in cui si conservava la farina e la si ‘mbastava’ con il
lievito (crescente) necessario per la “’mbastata” successiva o da restituire
alla vicina che lo aveva prestato.
lu
lahenatur’ il mattarello per stendere la pasta e magari fare “r lahan’”
lu
scupigrh’ per pulire dalla farina ‘lu tumpagn’
lu
murtar’
e lu
p’satur’ un mortaio (di legno o pietra) ove pestare e sminuzzare
la
buffetta una tavola più o meno grande usata di solito per mangiare (apparecchia
la buffetta!)
lu tumpagn’ una tavola per tirare la sfoglia
lu
t’ratur’ il cassetto posto sotto al tavolo
furcin’
e
cucchiar’ forchette e cucchiaio
lu
cuopp’ il mestolo
accauzare rincalzare-
zappare
la zoca la fune
la
varda la sella dell’asino
r
‘fascegrh’ un fascio di rami secchi
la vrachetta la patta dei pantaloni
lu
strumm’l una trottola di legno con lo spago
la
furceggrha forcella di legno
r
cul’nnette comodini ai lati del letto e sotto
lu
pisciatur’ vaso da
notte
r lahan’ tagliatelle di farina di grano duro
Espressioni tipiche
m’
vach’a curcà vado
a coricarmi
e’ jut’
a met’ è
andato a mietere
n’a
rocchia r pecor’ un gruppo di pecore
li
pienn’c’ r pummarol’ un grappolo di pomodori
era
serut’ sop’a na scaffa era
seduto sopra una pietra piatta
ru pane
s’ scr’ scintava il pane perdeva la crescenza
’nserte
di agli, cipolle una treccia di aglio e/o cipolle e/o
peperoni secchi
t’ canosc pir a la vigna mia rivolto
alla statua del Santo:
“ti conosco pero alla vigna mia”
Canto
alla processione:
“Ze Maria r Capon’” dava il via e le altre donne
rispondevano
E una è la stella e doij so’ r culonn’
E oji è la Madonna e la vulimm’ accumpagnà
Viva Maria e viva Die che la criò
E doij so’ r
stell’ e doij so’ r culonn’
(il
ritornello proseguiva sino a dodici)
Gli
amori a lu canal’
Figliola chi vai a l’acqua Ij pur a l’acqua
veng
Tu inghi lu varril e ij t’aiut a ‘nbonn’
Queste sono alcune espressioni (alcune già sopra riportate) che ho
raccolto chiacchierando con alcuni amici sotto la Chiesa. Trascriverle non è
facile. Per questo ho riportato su CD allegato la registrazione integrale in
modo da poter permettere il confronto della pronuncia. Audio reg. n° 5 .
P’scraia;
p’scrigrh’; muman’; la spasa; lu m’bastapan; la fazzatora; lu tumbagn’; lu
iatarul’; la varda; la p’stlena; la v’sazzottla; lu cernicch’; lu catniegrh’;
la seta; la catarina
Le
misure
la mietera
¼ de lu quart’
lu quart’ ¼ de lu tumml’ o ad ½ mezzet’
miezz’ quart
lu mezzett’
lu tumml’: 2
mezzett’ (Un quintale di grano era più o meno 5 mezzett’).
Lu mezzett’ a curm’ o a barra: qualcuno ha ricordata che il grano si
comprava a “cumolo” e si vendeva a “barra”.
Lu mezzett’ è un antico strumento o unità di
misura, sia del terreno che di derrate alimentari, quali grano, granone, orzo,
avena, olive, ecc. Quello utilizzato come unità di misura per derrate era un
recipiente a forma cilindrica (a tronco di cono): era costituito da doghe di
legno tenute insieme da cerchi leggeri in ferro e conteneva, colmo e raso,
circa 20 kg di grano.
Esistevano anche multipli e sottomultipli:
il “tomolo” (in dialetto lu tumml’) conteneva
due mezzett’.
C’era poi la “misura”, che conteneva due Kg di
grano e il “quarto”, equivalente a metà “mezzetto’”.
La “sarma”: il carico di un asino/ mulo (l’equivalente
di 100 kg)
Nella misurazione agraria invece il “mezzetto”
era equivalente a circa 1.666 metri quadrati, la metà del “tomolo” (3.333 metri
quadrati).
C’era poi la “misura” (circa 138 metri
quadrati), equivalente alla dodicesima parte del “mezzetto” e il “quarto”,
equivalente a sei “misure” di terra.
Tali unità di misura, ancora oggi utilizzate
nelle conversazioni e nei riferimenti degli anziani, rimasero in vigore fino al
1885, anno in cui si decise di unificare le misure, non solo a livello italiano.
(alcune note sono state tratte dal sito
di Calitri)
Alcuni
attrezzi della “grotta”
Lu tniegrh, lu r’zzul, la carrafa, la
var’leggr’ (di legname), la tina, la vrocca (Quando
si provava la qualità del vino si faceva la “vrocca alla votta” -buco nella
botte- in cui si infilava la cannegrha’)
I
parenti e gradi di parentela
Tata, tatucc’, mamma nonna, tatanonn’,
papanonn’.
A P’tregrh’ (dove hanno messo le pale
eoliche), int a r Lavang’, lu Fussatigrh’, r Fumarole, r Carcarol’, a lu
S’rron’, la Levata, la Preta de’ la grotta, lu C’nus’, r Costiannegrh’, S.
Savastian’, lu T’rzit’, r Pere r callarol’, la Lampia, a la Funtana r vign’, lu
Cument’, sop’ la Costa, a lu Vurv’, l’Ar’usta, int’a quer’ r Laviano, a la
Forma, a Chianurtlan’, in t’ la Pezza, a l’Aulecena, a la Chiusa; ‘Nmocca a lu
vosch’.
Soprannomi
comuni
P’lican, Sarachella, Lu Cumbattent’, Lu
Cardill’, Zi Invern’, Staccion’, Puzifort, Ciucculater’, Quir r’ Lena, Paulott’,
Mariapalma, Tacciariegrh’, Sur’ cion’, Falasci’, La Sfaccimm’, Quir r’ Angelon’,
La Bellagiovana, Captunn’, Scibbon’, La marmora, Z’infern.