Brevi cenni storici 2
Santomenna, che si erge su un crinale a 540 metri sul mare, ai limiti
della provincia di Salerno, stupisce chi lo visita per la posizione
paesaggistica montana di notevole fascino oltre che per la sequela di chiese
che, prima del terremoto del 1980, si snodavano dall’entrata del paese fin su
al Convento: per trovare una giustificazione all’abbondare di luoghi sacri,
sproporzionato alla popolazione, bisogna risalire alle origini di questo paese .
Sebbene si abbiano testimonianze che la valle del Sele fu
abitata secoli avanti Cristo, non vi è prova diretta di insediamenti nel territorio
dell’attuale paese, né si conosce un toponimo precedente all’attuale.
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Pare che Santomenna si sviluppò e nacque ufficialmente
attorno all’860 dopo Cristo nelle immediate vicinanze del Convento dei monaci
Benedettini a cui i conquistatori Longobardi donarono queste terre. La presenza
dei frati Benedettini e del loro convento attirò una quantità di gente che
gravitava intorno al convento (in cerca di lavoro e di protezione
dall’invasioni barbariche), espletando le mansioni necessarie allo sviluppo
della comunità.
Questo insediamento assunse il nome di San Menna, santo
venerato in loco, un santo (Menas), non dimentichiamolo, egiziano ed il cui culto
fu probabilmente introdotto dai monaci Basiliani arrivati
anche a Santomenna, intorno al VI secolo d.c., al seguito
dei Bizantini, quando questi sottrassero l’Italia ai Goti.
( Il ritrovamento di
alcuni materiali ceramici databili al V-IV sec. a.C. trovati all’Abetina e a
l’Aulecina testimoniano presenze umane nel periodo greco, lucano e romano.
Sicuramente in epoca
Romana molti paesi sorgevano lungo una strada antica che dalla Sella di Conza
(Appia) costeggiando le montagne arrivava sino a Polla (Popilia).
Da qui partiva anche
“la via della Seta”)
Come già accennato, non si conosce un toponimo precedente, anche
se ci sono testimonianze dell’esistenza di un borgo molto più antico. Certo è
che, quando i Benedettini soppiantarono i Basiliani, trovarono una comunità
rurale la cui sussistenza era legata alla vita del Monastero. La presenza dei
monaci continuò fino al terremoto del ‘990 quando, crollato il convento, i
monaci, anche a causa di numerose incursioni Saracene, lasciarono
l’insediamento.
Nel 1200 Santomenna divenne feudo del vescovo di Conza,
perciò vide sorgere un palazzo vescovile, successivamente ampliato, poiché il
vescovo decise di creare nel paese una delle sue dimore (Seminario) per
sfuggire i rigori del clima conzano. Un’altra residenza fu stabilita nel casale
di S. Andrea di Conza che ha funzionato sino ai giorni nostri come Seminario.
Di seguito la copia dell’editto di riapertura avvenuta poi nel 1888/89.
( I Goti, di origine germanica, in zona, ebbero
duri scontri con i Bizantini, rappresentanti dell’impero romano d’Oriente che
riuscirono a prendere il potere per poco, in quanto nel 568 un altro popolo
germanico, i Longobardi, si insediò, nell’Italia meridionale, con il Ducato di
Benevento (570-71 d.c.). Il Ducato venne suddiviso in Distretti, ognuno amministrato
da un governatore chiamato “Gastaldo” e, solo successivamente “Conte”: da cui
“gastaldati” e “contee”. I terreni di Conza, verosimilmente, costituirono un “gastaldato”.
Proprio da Conza, nell’839 d.c., partirono dei congiurati che riuscirono ad ottenere
la scissione del grande Ducato di Benevento in tre principati minori:
Benevento, Capua e Salerno (Citra) che negli anni successivi si combatterono
tra loro. Santomenna fu compreso nel Principato di Citra o Citeriore che aveva
i suoi confini al di là di Conza, verso Frigento)
Nel medioevo Santomenna ebbe notevole importanza politico-amministrativa
nell’alta valle del Sele, in quanto sede di un tribunale civile ed
amministrativo e di un seminario diocesano.
Purtroppo l’episcopio, centro della vita della comunità, fu fortemente
danneggiato dal terremoto del 1561. Nel 1582 sulle rovine del monastero
benedettino sorse il convento dei cappuccini, con una chiesa intitolata anche a
S. Francesco. Il palazzo vescovile venne invece ricostruito dall’arcivescovo
Paolo Carovita nel 1675.
Nel 1647, intanto, l’arcivescovo Ercole Rangone, modenese,
aveva provveduto ad ampliare la
Chiesa madre. Sia Ercole Rangone che Paolo Carovita vennero
sepolti nel convento che a sua volta venne ampliato nel 1729 da Padre Battista
De’ Ruggeri.
Alla fine del diciassettesimo secolo il vescovo teatino
Gaetano Caracciolo ampliò anche il
palazzo vescovile e costruì la chiesa di San Gaetano e diede nuovo lustro al
paese tenendo nel piccolo
centro due sinodi Diocesani.
Nel periodo napoleonico Santomenna, a seguito della
scissione del principato di Citra, fu annessa al distretto di Campagna. Nello stesso
periodo, venne chiuso il convento dei Cappuccini e fu abbandonato il palazzo
vescovile (episcopio) di Santomenna che venne infine destinato a sede
municipale.
Venuta meno l’antica struttura ecclesiale, le diocesi furono
ridimensionate e quella di Campagna passò sotto l’amministrazione
dell’arcivescovo di Conza, che si stabilì a Campagna. Di conseguenza
l’episcopio di Santomenna decadde dal suo ruolo e l’importanza religiosa del
paese andò scemando.
Quando nel 1860, Garibaldi giunse a cavallo ad Eboli, una
squadra di garibaldini venne ad occupare anche l’alta valle del Sele. Nel 1880
un Regio Decreto di Umberto I autorizzò il cambio del nome
da Santa Menna a Santomenna.
Nel 1886 venne soppresso definitivamente il Convento dei Cappuccini.
(Alcuni testimoni riferiscono di aver sentito dire che
l’ultimo monaco ha abbandonato il Convento agli inizi degli anni venti.).
Dopo l’unificazione, i paesi a sinistra del Sele, tra cui
Santomenna, furono aggregati alla diocesi di Salerno e, nel 1921, passarono
alla diocesi di Campagna, nuovamente autonoma. Nel frattempo grossi mutamenti
si avvertirono nell’assetto socio economico del paese che visse in modo
drammatico la crisi che, dall’inizio del ¢900, portò all’abbandono dei centri
minori e diede il via all’esodo migratorio che spopolò anche Santomenna.
Come vedremo nell’apposito capitolo, l’alta valle del Sele,
alla fine della seconda guerra (1943) fu teatro della ritirata dei tedeschi che
avvenne sotto un martellante bombardamento degli Anglo-Americani.
Vari terremoti hanno segnato la storia di questo paese che comunque,
anche dopo quello devastante dell’1980, ha sempre orgogliosamente rialzato il capo
e messo in campo tutte le energie per ritrovare, tra tante difficoltà,
l’identità di comunità provata ma non spezzata.