lunedì 18 luglio 2011

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TRENTENNALE DEL TERREMOTO 
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L'iniziativa ha suscitato l'interesse della Stampa. Ne ha parlato  "Repubblica", il giornale Salernoinprima e Città di Salerno  Repubblica ha pubblicato anche delle foto prima e dopo il sisma



In questo momento di ricordo sarebbe proprio bello ricambiare la solidarietà ricevuta dal Veneto.
Vi posso assicurare che l'alluvione ha fatto tanti danni. In questo senso suggerisco di aderire, fra le tante, all'iniziativa del Corriere della Sera e del TG7. Con un SMS al n° 45501  offri 2 E per ogni SMS inviato da cellulare Tim,Vodafone,Wind, 3  e anche da rete fissa Telecom.
L'alluvione ha interessato anche la zona di Paestum: un evento con cui la natura ha voluto, a suo modo , ricordare il 150° dell'Unità d'Italia!!

IL PENSIERO DEL SINDACO

La sera di una Domenica di Novembre del 1980 la terra tremò provocando morte e distruzione. Tra le zone colpite vi fu anche il nostro piccolo comune che pagò un prezzo elevatissimo con la perdita di 64 persone, strappate per sempre agli affetti di parenti ed amici.
A distanza di trenta anni il pensiero, il dolore, e la mancanza ancora non si sono affievoliti restando sempre vivi nel cuore e nella mente di coloro che direttamente ne furono coinvolti.
Per far si che le nuove generazioni possano acquisire la giusta conoscenza di quanto accaduto, l’Amministrazione comunale intende raccogliere foto, pensieri e testimonianze di coloro che furono vittime ed artefici di quei tragici momenti e dei giorni successivi.
Perche l’iniziativa intrapresa possa essere il più possibile espressione reale, rivolgo un caloroso invito a chi a vario titolo è venuto a contatto con la nostra collettività di contribuire mediante l’invio di documenti e pensieri in proprio possesso.
Un pensiero e ringraziamento particolare è rivolto a quanti, forze istituzionali e volontariato, furono partecipi ed artefici di aiuto e solidarietà in favore della comunità sammennese che mai dimenticherà, sentendone ora come allora la vicinanza.
L’Amministrazione comunale resta disponibile ad ospitare quanti preservano ricordi da rivivere e condividere con la cittadinanza.

Il Sindaco  Gerardo Venutolo


Schegge d'amore per Santomenna luglio 2011

 Con piacere pubblico su questo blog ( il luogo più opportuno) la copia delle raccolte di poesie dedicate a Santomenna. Una copia, assieme ad un CD  di questo blog, è stata distribuita agli amici di Santomenna in occasione della prima rassegna di "Santomenna inta lu core" che si è tenuta in occasione delle ultime festività di luglio.
L'autore, che era presenta, ha letto alcune poesie emozionando non poco il folto pubblico presente in sala.
Per chi non avesse avuto l'occasione di vedere su FB  il filmato della processione della Madonna delle Grazie ed 2011 può cliccare sul link

SCHEGGE D'AMORE per Santomenna

 di  Rolando Capozzoli 1° luglio 2011
 Biografia dell'autore
Sono nato il 1 marzo 1945 a Eboli in via Sant'Antonio n.30; famiglia di contadini, penultimo di sei figli. Negli anni Cinquanta ho frequentato le scuole elementari in piazza e le medie inferiori a San Francesco, successivamente  mi sono diplomato nel 1964 presso l'Istituto Tecnico Commerciale di Battipaglia; gli anni della scuola superiore sono stati particolarmente intensi e difficili, con la mia famiglia c'eravamo trasferiti in campagna dal 1959 e per raggiungere l'istituto non potevo fare altro che usare la bicicletta percorrendo strade dissestate e polverose.
Nell'agosto del 1966 mi sono trasferito a Torino e due mesi più tardi ho cominciato il servizio di leva. Dopo il matrimonio, celebrato nel 1969 nella parrocchia di San Bartolomeo in Eboli, mi sono trasferito definitivamente in Piemonte per lavorare alla Carrozzeria Bertone, una gloriosa fabbrica di automobili. 
Con sacrificio e volontà sono arrivato alla pensione, oggi mi dedico con passione alla lettura, alla scrittura di componimenti poetici e alla collezione di vecchie cartoline; proprio a partire dalla mia collezione è stato recentemente pubblicato il libro Cartuline e Jevule, a cura di Giuseppe Barra e Vitina Paesano.


Prefazione di Andrea Salandra

Tra gli innumerevoli contatti avuti attraverso il blog preparato per il trentennale del terremoto ( www.smennater80.blogspot.com) , quello di Rolando Capozzoli mi ha particolarmente sorpreso in quanto il cognome  non mi risultava tipico di Santomenna.
Infatti Rolando ha frequentato solo sporadicamente il nostro paese per aver sposato una sanmennese ( Maria: figlia di Pasquale lu cantnier ).
Qualche mese fa ho conosciuto Rolando di persona e, saputo che, oltre a quelle pubblicate sul blog, aveva scritte altre poesie dedicate al nostro paese, l'ho sollecitato ad inviarmele.
Mi ha particolarmente colpito il ritrovare nelle sue poesie i ricordi delle sensazioni  che anch'io provavo da giovane: emozioni che spero tutti possiate condividere.
Le poesie di Rolando sono miniature di Santomenna com'era prima e subito dopo il terremoto: sullo sfondo di luoghi conosciuti (Piedi la terra, la Girata, il Convento, la Costa, ecc.) si stagliano nitide le scene di una vita che i meno giovani possono ricordare e reimpossersasene.
La vita del paese scorre punteggiata da suoni ed immagini rasserenanti che scompaiono all'improvviso,  inghiottiti dalla parola "vuoto". Un vuoto che indica la mancanza, il venir meno di tutto ciò che aveva suscitato l'affetto nostro e del poeta . E se quindi, assieme a lui, abbiamo ricomposto nel nostro cuore le immagini di un passato mai obliato, assieme a lui percepiamo sgomenti l'assenza, il vuoto materiale e spirituale creato dal terremoto.
Singolare, certo, che Rolando non sia un figlio di Santomenna, ma se non figlio di nascita, certamente ne è figlio per scelta. Per il suo affetto verso questo paese non natio, ma sentito come luogo dell'anima, ho pensato di raccogliere le sue poesie e di dedicargli la prima edizione di "Santomenna int a lu core" che viene proposta in un momento particolarmente caro ai sanmennessi, quale la festa di luglio.
Caro Rolando Santomenna ti è riconoscente e ricambia il tuo affetto: grazie !!!

Andrea Salandra

Indice

·     IL FUNERALE
·     L’UOMO E L’ASINO
·     VIA SAN GAETANO
·     L’ALBERO
·     AI PIEDI DELLA TERRA
·     IL SILENZIOSO GIARDINO
·     COSì VENIVA L’ESTATE
·     LA LUNA
·     ARRIVAVO D'AGOSTO
·     COME UN AMORE
·     IL GIARDINO
·     SANTOMENNA 1980



IL FUNERALE

Come armenti dall’ovile
usciti, le donne in nero
stanno sulle scale della chiesa
incontro al giorno che muore.
Lenti i rintocchi si spengono
per i pendii della valle.
Han ricordato chi perì
in terre lontane, nella funzione
prima della sera.
Un crocchio di compaesani
che amano la vita più
che la morte,
quasi nel mezzo della via
giocano a carte,
tra birra, vino e
sonore risate.
Già serra la porta
il sacrestano, quasi a chiuder
gli occhi al sole.
I caldi raggi si spengono.
S’allungano le ombre e la quiete.
Stende un manto di silenzio
su tutto il paese.
Occhieggiano i primi lampioni,
filano via le prime ombre.
Guardo questo pugno di case
che mi sta a cuore
e sospiro.






L’UOMO E L’ASINO

Da una curva sbucaron,
all’improvviso,
l’uomo e l’asino,
lungo la via che in salita mena
a quel presepe di paese
sotto la collina.
Querce, olivastri, ulivi,
vigne amare e peri e fichi
si zittirono insieme.
Solo i passi alterni
dell’uomo e l’animale nella valle.
Quell’immagine, una ferita al cuore.
Solo il capo
ne seguì il cammino.
Non capii qual dei due
fosse guida all’altro,
tanto mi parvero
ambedue stanchi.





VIA SAN GAETANO

Cammino in questo luogo
che non è più luogo;
in questa strada
che più non respira.
Non c’è più una casa,
una porta aperta,
non più un gallo canta
al nuovo giorno;
non più un asino per la via,
un anziano davanti casa.
Non più discorsi sui raccolti,
non lavor di zappe nei giardini.
Non ci sono lucertole sul muro;
la vista spazia sulla campagna,
mi sento perduto in questo vuoto.




L’ALBERO

Quando l’albero che amavamo cadde,
anche una parte di noi, morì.
L’albero nuovo che piantarono
impiegherà anni per robuste radici.
Noi sappiamo che non sarà uguale.
Non avrà le stesse foglie,
gli odorosi fiori, la bella chioma.
L’ombra sotto cui riposavamo,
ci copriva tutti, ci rassicurava.
Il suo stormir di fronde non aveva
uguale e pur i cinguettii a primavera.
L’albero che cresce oggi,
ha, si, bei colori, però è vuoto
e non ha suoni. Pochi i suoi frutti,
spogli i suoi rami;
non spuntano nidi a primavera.
Per sollievo, gioia e fortuna però
è ancora sul fianco della costa,
baciato dal sole che dà vita.
Ha le sembianze di quel paese antico
che i figli migliori mandò
per le vie del mondo.





AI PIEDI DELLA TERRA

Ai Piedi della Terra
non ci sono case,
né camini che fumano.
Non c’è alcun cane
che abbaia,
né un gallo che canti.
Non ci sono tavole imbandite,
né alcuno che mi offra
un bicchier di vino.
Nessuno che resti sveglio
ad aspettare.
Ai Piedi della Terra
c’è solo il cielo
e una valigia di ricordi
che nessuno
mi porterà via.



IL SILENZIOSO GIARDINO


In quella parte dove
il silenzio, anch’esso tace,
stanno coloro che
in una notte perdemmo
e nella vita amammo.
Fioriscono le rose a primavera,
mal curate, profumate,
all’ombra di cipressi
che danno il nome al luogo.
Scende a gradoni
la terra benedetta,
fra lapidi, croci,
erba di campo
e sbiaditi nomi.
Rompe il silenzio
il frinir delle cicale,
il ragno a filar la tela,
la farfalla sul suo fiore.
Contrastano le verdi colline
con la riarsa terra.
Povere anime in attesa,
in vita, di chi vi fu lontano.
Or nella morte,
un volto caro anelate
che vi porti il suo saluto.




COSì VENIVA L’ESTATE

Stava San Gaetano riflessa
nel verde smeraldo della costa
all’ombra dei suoi platani
bruciata dal sole.
Così veniva l’estate.
Nel silenzio di quegli anni
con la calura ed i richiami
dei bambini alle capre,
pei sentieri al pascolo.
Stava sul pianoro
fra secolari querce
il convento, ora sepolto
dalla rena bianca.
Amor vi trovai
fra quelle mura
che ora sono nebbia
nello spirito del tempo.
Un contadino col suo somaro
sale per la via.
Tutto è così lento,
tutto è così vuoto.




LA LUNA


In città non è possibile
possedere la luna, al massimo la vedi.
Quella che filtrò tra gli ulivi
nell’agosto del sessantotto,
rischiarò la stanza.
Dalla cresta della costa,
mi guardava,
lì restò immobile,
senza spostarsi mai.
Il sonno tardò a venire,
fuori l’abbaiar dei cani
e i grilli non smettevano
di grillare.
Santomenna dormiva
coi suoi lampioni,
i suoi vicoli
le sue scalelle ripide e sassose.
In quel silenzio
pareva di star dentro
il vuoto di una campana.
Un gallo cantò al mattino,
poi un altro ancora.
Sembrava ancora buio.
Continuai a sognare.



ARRIVAVO D'AGOSTO
Si dice che casa tua è dove
ti senti in pace. E' dove ritrovi
quelle energie che altrove hai perduto.
Quando superavo i Bagni
e il fiume Sele, la valle che s'apriva
sull'antica strada, di curve,
m'apriva il petto per meglio accogliere
l'aria che dai monti si liberava.
A Quaglietta compravamo il pane
e poi via di corsa per le ultime salite,
finchè dietro una curva, Santomenna
appariva ed io mi sentivo a casa.
Se ci fosse stata musica,
avrei ascoltato le meglio melodie,
tant'era la gioia che provavo.
Dopo Castelnuovo, ancora due curve,
tante more e peri selvatici e ulivi
e poi Santomenna tutta illuminata
sotto il sole d'agosto, quando arrivavo



COME UN AMORE
Declinante dalla sassosa Seta
così ti ricordo sul poggio
addormentata. In faccia al sole
che lascia l'ultimo raggio prima
che s'infossi laggiù nella pianura
afosa. Santomenna cara, grigi
eran i tuoi muri e i tetti a sbalzi
delle case contadine, con le porte
aperte sulla via e le galline.
Dalla Croce alla girata lo sguardo
allungo lieto, sull'argentea cupola
delle Grazie e la conca verde con
la Costa che ti fa corona. Appesi alle
nuvole sul pianoro, i ruderi del
monastero. Sull'acciottolato,
in basso, i suoni odo e i passi
di stanchi uomini e animali.
Veglia dall'alto la Cappella.
Tace ai Piedi della Terra
il Seminario. Domina sulla
salita San Gaetano e laggiù oltre
l'abitato zampilla l'amato Canale.
Ti ricordo al Vespro, Santomenna mia,
al rintocco delle ore, con Maria
e il suo barile. Per Via Di Maio
a passi lenti, perchè più lungo
fosse il tempo da passare insieme.
Quanti ricordi. Quante fotografie.
Sopra la costa si leva la luna.


IL GIARDINO
(descrive il piccolo giardino che esisteva dietro la casa, nell'ultima visione che ho di esso in quell'ultima Estate del 1980 che trascorremmo in Via San Gaetano ai Piedi della Terra)
Ecco il pozzo
sotto la casa,
all'ombra del fico,
che i rami odorosi
tendeva, fino
ai tralci della vite.
Ecco il pergolato e
la pietra ove
tu, ti sedesti
in quell'ultima estate.
E i radi ulivi,
giù per il ripido giardino.
Ecco la quiete
che mi sovviene e
i raggi del sole, caldi.
Ecco i rintocchi delle Grazie
che mi parlano di te,
Amore.




SANTOMENNA 1980
( ..evidentemente una triste visione del paese dopo il terremoto)
Ho visto l'uva, appesa alle travi,
dai grappoli d'oro.
Ho visto lampadari tristi dai soffitti.
Ho visto scampoli di cielo
da finestre sventrate
e panni stesi nel nulla
su pareti verticali.
Ho visto muri miracolati
e mobili impauriti
addossati alle pareti
senza più stanze.
Ho visto sorridere la morte
per le messi abbondanti.
Ho visto il dolore e la paura.
Poi è arrivata la pioggia.
Poi è arrivata la neve.
Le lacrime hanno reso fango le strade.
L'inimana natura ha cancellato il paese.
I morti sono diventati croci e nomi.
Quel che è venuto poi,
non è mai stato il prima.